2.2 Cinema ovunque
Nel 1976 l'azienda giapponese JVC ha inventato il VHS (Video Home System), un sistema per la registrazione e la riproduzione di filmati destinato a rivoluzionare i rapporti tra cinema e pubblico.
Il VHS fu contestato per la possibilità tecnica di registrare un film dalla televisione, costituendo inoltre la base per lo sviluppo di un mercato clandestino di videocassette pirata. Il timore era che, se la visione del film fosse stata sottratta al controllo diretto del distributore, il VHS potesse in qualche modo uccidere cinema e televisione.
Ma questo nuovo regime, se da una parte ha introdotto l'ambiente domestico tra i luoghi di fruizione del prodotto cinematografico, sottraendone l'esclusiva alle sale, ha d'altronde conferito nuovi poteri allo spettatore.
Se il «dove» poteva essere comodamente casa propria, lo spettatore con il VHS sceglieva anche «quando» vedere il film o rivederlo.
Il mercato e il noleggio delle videocassette, con il vasto catalogo disponibile, resero inoltre il pubblico indipendente nella scelta del film. Il videoregistratore permetteva di interrompere il film, rivederne solo una parte, soffermarsi su un fotogramma. Questo senso di controllo significava possedere fisicamente il film, dando adito a fenomeni come il collezionismo di film in videocassetta e la vendita in edicole e supermercati.
Tecnicamente, il VHS è un nastro magnetico su cui è registrato un segnale composito analogico. La sua qualità è estremamente inferiore alla pellicola, se si considera che in un sistema digitale di misurazione della risoluzione il segnale VHS restituisce circa 250 linee, mentre un negativo in pellicola 35mm ne risolve fino a 6.000.[40]
I progressi tecnologici verso un sistema video interamente digitale hanno fatto individuare nel DVD-Video il naturale successore del VHS.
Per riprodurre i film in DVD è necessario disporre di un lettore apposito, ragione per cui l'adozione del nuovo formato è stata completata in diverse fasi. Dopo aver condiviso dal 1996 il mercato con il VHS, nel 2003 il DVD negli Stati Uniti è stato venduto più delle videocassette.[41]
In Italia, il 2006 ha registrato una forte contrazione delle vendite di VHS, scese a 22 milioni di euro, in calo del 62% rispetto al 2005.[42]
Sempre nel 2006, la maggior parte delle compagnie americane ha interrotto la distribuzione dei propri film in VHS, optando per il lancio del solo DVD.
A differenza del nastro analogico, il DVD è reso più ricco dalla possibilità di contenere dati multimediali, come interviste ad autori e attori, backstage, ipertesti, gallerie fotografiche e qualsiasi forma di contributo audiovisivo. È possibile addirittura confezionare un videogioco interattivo, da controllare usando il telecomando, come nel caso del gioco Wallace & Gromit: La maledizione del Coniglio Mannaro (Wallace & Gromit in The Curse of the Were-Rabbit, Universal Pictures, 2005).
Il corredo editoriale di un DVD costituisce quindi un forte incentivo all'acquisto, ampliando la comunicazione tra produzione e destinatario in una maniera non espletabile dal solo film. Il DVD ospita i materiali che ruotano attorno al film e che ne mostrano i retroscena, portando ad un contatto più intimo con lo spettatore.
Da tempo ormai i collezionisti di film non acquistano più videocassette ma DVD; tuttavia questo non è il formato di archiviazione definitivo, neanche per l'utente finale.
Il DVD contiene solitamente flussi audiovisivi codificati in MPEG-2, un algoritmo di compressione che opera attraverso una riduzione dei dati delle immagini e del suono, in maniera da rendere tali perdite poco percettibili ai sensi dell'essere umano. In linea teorica, la massima qualità si ha invece con una copia identica a quella edita in postproduzione. Per un film girato e montato in pellicola, questo significa che è ancora la pellicola il formato più fedele all'originale, capace di preservarne il maggior numero di dettagli.
Nel caso di un master digitale, la massima qualità è una copia identica o in una versione codificata in un formato lossless, senza perdita. L'MPEG-2 è invece lossy, quindi comporta una perdita di informazioni.
Allo stato attuale, non vi è dunque coincidenza tra i formati industriali e quelli per la distribuzione.
Nel 2002 Sony ha presentato un nuovo supporto ottico, il Blu-Ray disc.
Questo formato, delle stesse dimensioni di un DVD, ne ambisce ad essere il più probabile sostituto. Ad un progetto equivalente ha lavorato Toshiba, la stessa azienda che aveva gettato i presupposti tecnici per la nascita del DVD, e che ne aveva poi proposto un’evoluzione, il sistema HD-DVD. Le due specifiche, non compatibili tra loro, si sono contese in maniera agguerrita il mercato globale dell'home video, coinvolgendo tutte le grandi aziende IT nel supportare uno dei due standard. Anche le major di Hollywood hanno preso posizione: dalla parte del Blu-Ray 20th Century Fox, Buena Vista, New Line e ovviamente Sony Pictures; per HD-DVD Paramount e Universal. Warner Bros. ha inizialmente supportato entrambi i formati, per poi concentrarsi solo su Blu-Ray; tale dichiarazione, del gennaio 2008, ha portato le vendite settimanali di lettori Blu-Ray al 93% lasciando al HD-DVD il restante 7% del totale.[43]
Dopo circa un mese, e dopo la decisione di numerosi produttori e distributori di non trattare più l’HD-DVD, tra cui National Geographics, il negozio on-line Netflix e la grande catena di supermercati statunitense Wal-Mart, Toshiba ha annunciato l’interruzione di un business rivelatosi fallimentare. I dispositivi per la riproduzione venduti fino a quel momento corrispondevano a circa un decimo del numero di player Blu-Ray in circolazione, superando di poco il milione di unità. Di questi, 600.000 sono stati venduti negli Stati Uniti e 100.000 in Europa.[44]
La «guerra dei formati», protrattasi a lungo, e che ha comportato forti perdite economiche per Toshiba, Microsoft, Paramount, Universal, Dreamworks, oltre che per molte altre aziende connesse alla distribuzione di contenuti in alta definizione su HD-DVD, ha in realtà danneggiato l'intero business dei supporti fisici per la distribuzione. Il rischio per Sony è che il Blu-Ray non erediti la totalità del mercato attualmente occupato dal DVD, per via dei nuovi progetti affermatisi nel frattempo per la vendita e il trasferimento in rete di contenuti cinematografici.
Sono però le consolle per videogame il cavallo di troia che permette l'inoculazione delle nuove tecnologie nel territorio domestico, dove forse non si avverte ancora così forte un'esigenza di abbandonare il DVD per un formato dalla migliore resa visiva. La PlayStation 3 Sony integra infatti un player Blu-Ray, mentre la Xbox 360 Microsoft supportava la riproduzione di HD-DVD.
Un’altra forza in gioco era costituita dai produttori di film per adulti, che avevano inizialmente indicato l’HD-DVD come formato migliore. Il loro mercato, però, ha nel frattempo richiesto un'inversione di rotta.[45]
In passato, l'adozione del VHS a discapito del formato rivale Betamax di Sony ha dimostrato che il successo di uno standard è decretato da molteplici fattori, non ultimi gli interessi delle grandi multinazionali coinvolte nella fruizione del prodotto.
Esistono altri supporti di archiviazione destinati a registrare immagini in movimento, come UDO (Ultra Density Optical) e DMD (Digital Multilayer Disk), indirizzati al mercato degli studi di produzione, per le loro elevate performance.
Sony ha sviluppato il formato UMD (Universal Media Disc), che a dispetto del nome è riproducibile solo sulla consolle portatile PlayStation Portable, e che per qualche tempo ha goduto della distribuzione di alcuni titoli cinematografici, perlopiù da parte di Virgin. Tuttavia, le vendite di film in UMD sono state reputate insufficienti affinchè se ne perpetuasse la distribuzione.[46]
La diffusione di reti internet a banda larga, e una progressiva diffusione della cultura informatica presso il pubblico generico, ha intanto elevato il personal computer a dispositivo privilegiato per la fruizione e l'archiviazione di contenuti multimediali. Il cinema vi è entrato sotto forma di DivX, un formato capace di ridurre un DVD in un file compresso, inizialmente collegato alla distribuzione illegale. Il DivX e i codec successivi portano una novità importante anche sul piano teorico: il film, magari girato in pellicola e distribuito su DVD, viene ora privato di un supporto fisico, ed esiste soltanto nella forma più immateriale possibile. Il film è solo un file, una sequenza di bit, riversabile a piacere su un nuovo DVD, su hard disk o su scheda di memoria, e riproducibile su player da tavolo, su computer, o anche su un'autoradio munita di player video. Il film «esiste» solo quando viene riprodotto o duplicato.
Se il contenuto di un supporto non è più legato ad esso, assumendo la forma del flusso di dati, esso può allora essere trasferito via rete, o consegnato a domicilio via internet, senza passare necessariamente dalla consegna fisica.
Sono disponibili servizi on-line che permettono l'acquisto e il download di film, serie tv e musica, come ad esempio "Netflix.com", "Cinemanow.com" o "iTunes Store". Quest'ultimo, nel gennaio 2008, ha lanciato il servizio "iTunes Movie Rentals", che permette agli utenti di scaricare film e riprodurli entro un lasso di tempo stabilito.[47]
A tale servizio ne è stato affiancato un altro, che permette all'acquirente di un film in DVD di ottenere una "iTunes Digital Copy", cioè la copia su file del film, riproducibile anche su alcuni player video abilitati.[48]
Il fatto che la copia digitale sia gratuita per chi ha comprato il DVD ha grande valore: viene infatti concessa allo spettatore la facoltà di fruire del film indipendentemente dal supporto o dal player che egli preferisce, senza mettere in competizione il file binario con la copia fisica.[49]
Sul mercato esistono anche DVD prodotti con speciali materiali che reagiscono con l'aria una volta aperti, rendendo possibile la visione solo entro un certo intervallo di tempo.
Michael Campbell, direttore del Regal Entertainment Group, la maggiore catena di sale di proiezione degli Stati Uniti, risponde così alla domanda sulla presunta minaccia che i nuovi formati costituiscono per le sale:
Credo che i DVD siano stati una salvezza non solo per il modello degli studios, ma che abbiano portato dei benefici anche ai gestori di sale, perché fanno guadagnare di più agli studios, che a loro volta alimentano bundet più alti per le produzioni, un maggior numero di film, e così via.[50]
I gestori di sale americani hanno però costituito un fronte compatto nel tentativo di bloccare un progetto di distribuzione alternativa che ritenevano avrebbe potuto danneggiarli. Bubble (Steven Soderbergh, 2005) è il film con cui 2929 Entertainment e Magnolia Pictures hanno tentato di introdurre un nuovo modello distributivo, lanciandolo simultaneamente nei cinema, sulla TV via cavo e su DVD. Con grande soddisfazione degli esercenti, il film ha ottenuto scarso successo al botteghino, forse anche a causa del boicottaggio da parte di molte catene di sale.[51]
Nonostante ciò, i promotori del progetto si sono dichiarati favorevoli a riproporre tale modello distributivo alternativo.[52]
Steven Soderbergh, che ricorda come la pirateria permetta già il lancio simultaneo su più piattaforme, fuori dal controllo degli studios[53], commenta così l'esperimento:
Per quanto concerne queste nuove possibilità distributive, io credo sia necessario esplorare ogni tipo di strada senza preclusioni e questo è il momento giusto per fare qualcosa di nuovo che possa arrivare ad un pubblico più vasto. La distribuzione contemporanea su più media è un'ottima possibilità che ci viene fornita dalle enormi possibilità della tecnologia moderna e come ogni possibile innovazione va cavalcata, senza averne paura. È un'epoca controversa per il cinema e non possiamo sapere se questa sarà la strada giusta o se il terrore del nuovo blocchi tutto, ma bisogna provare per stabilirlo.[54]
In Italia, una vicenda simile è legata alla distribuzione di Memorie di una geisha (Memoirs of a Geisha, Rob Marshall, 2005), The Interpreter (Sidney Pollack, 2005), e altri titoli distribuiti da Eagle Pictures. La compagnia aveva concesso i diritti sui suoi film all'operatore telefonico TRE perché li rendesse fruibili sul proprio network attraverso cellulari UMTS.[55] I film sarebbero stati visionabili per una settimana dall'acquisto, al costo di 9 euro.
Il gestore telefonico disponeva già di un catalogo di film di seconda visione, fruibili via streaming, come accade per altri operatori telefonici in Europa.
Solo in italia si è tentato il lancio su rete mobile di film ancora programmati in sala. Alla notizia dell'offerta di TRE, molti gestori di sale hanno minacciato di non proiettare i film distribuiti da Eagle.
Per sua natura il dispositivo mobile, che permette la visione di audiovisivi quando si è lontani dall'impianto home video di casa, favorisce in realtà i formati più brevi e i cortometraggi. Può inoltre essere impiegato come strumento di supporto alla promozione, diffondendo trailer e anticipazioni sui film in programmazione.
Robert Redford, in collaborazione con GSM Association, associazione statunitense di operatori di telefonia mobile, ha recentemente promosso la creazione di un sistema per rendere disponibili brevi film su cellulare.[56] L'operazione, nata da un accordo con il Sundance Film Festival, mira a promuovere opere di autori indipendenti, e non a distribuire film mainstream.
Si può immaginare che tale progetto sorga dalla necessità degli operatori mobili, che forniscono tecnologia ma hanno bisogno di contenuti e di disporre di un circuito di opere che si alimenti autonomamente, cui regalare visibilità in cambio della presenza sul proprio network.
La visione di un film su microschermo in termini oggettivi risulta estremamente limitata se comparata all'esperienza visiva e auditiva dei sistemi home video di ultima generazione.
I contenuti che meglio sembrano adattarsi ai display dei dispositivi mobili sono quelli realizzati appositamente, tenendo conto della difficoltà per lo spettatore di distinguere gli elementi più piccoli del quadro.
David Lynch, che tramite il proprio sito web "davidlynch.com" si era reso pioniere di innovative formule distributive di brevi prodotti audiovisivi, ha recentemente scagliato un'invettiva contro la distribuzione dei film su dispositivi mobili:
Se guardate il film su un telefono, non riuscirete nemmeno in mille miliardi di anni a provare l'esperienza del film. Credete di averla provata ma sarete stati fregati. È così triste pensare di poter vedere un film su un fottuto telefonino. Tornate alla realtà![57]